“Coraggio piccolo soldato dell’immenso esercito. I tuoi libri sono le tue armi, la tua classe è la tua squadra, il campo di battaglia è la terra intera, e la vittoria è la civiltà umana” Cuore, Edmondo De Amicis
La scuola è quel microcosmo che ci abbraccia quando per la prima volta ci allontaniamo dal nostro piccolo nido domestico, dalle coperte calde del nostro lettino. La scuola è la prima matita di legno che appuntiamo con impegno e un pizzico di goffaggine, è la merenda incartata al mattino presto che profuma di amore e di mani di mamma, è quell’insieme di forme disegnate sulla lavagna che osserviamo come fossero scarabocchi venuti dalla luna e che giorno dopo giorno impariamo a riconoscere. Un universo contorto fatto di corsivi e stampatelli che un giorno chiamiamo lettere, poi parole e dopo ancora frasi.
Ogni bambino entra in relazione con il mondo della scuola a modo suo, nel rispetto del proprio essere, dei propri tempi e della sua preziosa unicità. Componente, questa, su cui da circa un decennio si sta dibattendo in modo sempre più preponderante affinché possa affermarsi un concetto di scuola inclusivo che tenga conto delle peculiarità di ciascun bambino e dei propri bisogni. Una prospettiva, questa, che se oggi può apparire scontata, è in realtà il frutto di un lungo percorso che ha visto la scuola riconoscere e rivalutare metodologie e approcci all’insegnamento, favorendo così la nascita di veri e propri modelli costruiti in base ai bisogni specifici di ciascun alunno.
È negli anni ’90 che in Italia inizia a farsi strada il concetto di pluralità di bisogni e di come non possa esistere una omologazione dell’apprendimento per tutti i bambini all’interno di uno stesso gruppo classe. Da qui, la riflessione pedagogica ha trovato effettiva concretezza nell’emanazione di documenti normativi fondamentali come le Linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità del 2009, che inquadra la diversità degli alunni disabili come fonte di arricchimento e sostiene l’importanza di saper prestare attenzione ai bisogni di tutti gli alunni. Il focus si sposta interamente sullo studente e la sua unicità come persona, una prospettiva che nel 2012 ha portato il Miur a redigere una specifica Direttiva Ministeriale intitolata “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES) e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”.
BES: ne sentiamo parlare ovunque nella scuola moderna, ma cosa racchiude davvero questo acronimo?
BES sta per Bisogni Educativi Speciali e fa riferimento a tutti gli alunni che manifestano una particolare esigenza di apprendimento. In questa macro area rientra la disabilità (L.104/1992), i disturbi evolutivi specifici (come DSA, deficit di attenzione e iperattività L. 53/2003 e 170/2010) e i disturbi legati a fattori socio-economici, linguistici e culturali (BES in senso stretto – L. 53/2003). Tuttavia, è opportuno fare un po’ di chiarezza: disabilità e DSA vengono trattati in modo specifico e separato grazie anche ad apposite certificazioni rilasciate da psicologi, di neuropsichiatri o in alcune regioni anche da logopedisti. I BES invece non sono il risultato di una diagnosi medica ed è qui che sta il grande passo avanti nel sistema scolastico, perché è l’insegnante, grazie all’adozione del modello ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a individuare esigenze specifiche di apprendimento laddove ritenute necessarie. Le normative ministeriali prevedono che agli studenti con bisogni educativi speciali venga riconosciuta una didattica personalizzata, l’utilizzo di strumenti compensativi che possano favorire l’apprendimento e l’adozione di misure dispensative che non incidano comunque sul percorso di formazione.
Sassolini nel mare che tracciano in modo netto il percorso che il mondo dell’istruzione italiana ha intrapreso verso un ideale di scuola inclusiva, partecipe e quanto mai presente nello sviluppo e valorizzazione del potenziale di apprendimento dell’intera classe: tutti, nessuno escluso.